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notiziario Giugno 2013 N.6 ALIMENTAZIONE E SALUTE: I PRODOTTI LATTIERO-CASEARI - Cheeseburger, soda, patatine fritte e malattia di Alzheimer

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Indice
notiziario Giugno 2013 N.6 ALIMENTAZIONE E SALUTE: I PRODOTTI LATTIERO-CASEARI
Definizione e breve storia dei prodotti lattiero caseari
Principali caratteristiche del latte e dei suoi derivati
Il controverso rapporto tra prodotti lattiero caseari e salute
Prodotti lattiero-caseari e biomarcatori dell’infiammazione
Allergia e intolleranza al latte e derivati
Cheeseburger, soda, patatine fritte e malattia di Alzheimer
Tutte le pagine

Cheeseburger, soda, patatine fritte e malattia di Alzheimer

La malattia di Alzheimer sporadica (AD) è caratterizzata in parte dall’accumulo dei peptidi della β-amiloide (Aβ) nel cervello, legati ai lipidi o alle proteine ​​di trasporto di essi, come l’apolipoproteina E (ApoE), oppure essere liberi in soluzione (lipid-depleted [LD] Aβ). I livelli di LD Aβ sono più elevati nel plasma degli adulti con AD, ma meno si sa su questi peptidi nel liquido cerebrospinale (CSF). La comprensione dell'ambiente lipidico in cui l’Aβ sussiste insieme a come modulare lo stesso rappresenta un momento di particolare interesse poiché LD Aβ è più probabile che formi oligomeri neurotossici.
Un meccanismo che potrebbe influire sulla lipidazione dell’Aβ potrebbe essere quello di alterare la concentrazione o la funzione delle apolipoproteine ​​leganti l’Aβ. Differenti alleli delle APOE influenzano il rischio dell’AD. La presenza di un allele ε4 rappresenta un rischio per l'AD (indicato come E4 + se presente ed E4-se assente). Invece, l'allele ε2 è protettivo. Gli adulti con stato di E4 + hanno, quindi, livelli più elevati di amiloide cerebrale, suggerendo che la proteina ApoE gioca un ruolo nella clearance dell’Aβ. Studi in coltura cellulare e in animali hanno dimostrato che la funzione dell’ApoE dipende dalla misura in cui si associa con i lipidi (stato di lipidazione) e che l’isoforma ApoE4 è meno lipidata e meno in grado di legare e liberare l’Aβ. Poco, invece, si sa circa la LD ApoE nel CSF umano. Un altro modo per alterare la lipidazione dell’Aβ è quello attraverso la dieta. Le diete ricche di livelli di grassi saturi, colesterolo e zuccheri semplici sono stati implicati nella patogenesi dell’AD e nell’aumento chimico dell’amiloide cerebrale dei modelli animali. Si è ipotizzata un’alterazione cerebrale nel segnale dell'insulina come meccanismo con cui queste diete possono influenzare il sistema nervoso centrale, poiché l'insulina può essere coinvolta nella clearance dell’Aβ.
            Hanson AJ dell’University of Washington School of Medicine e collaboratori, hanno tratto spunto per un loro studio proprio dalla considerazione che la malattia di Alzheimer sporadica (AD) è causata in parte dalla diminuzione della clearance dei peptidi prodotti dalla degradazione della β-amiloide (Aβ). Peraltro, le apolipoproteine LD (lipid-depleted) ​​presentano una minore efficacia di legame e di clearance dell’Aβ e i peptidi LD Aβ sono più tossici per i neuroni. Gli Autori hanno, così, voluto chiarire meglio lo stato di lipidazione di queste proteine e dell’apolipoproteina E ​​nel liquido cerebrospinale di adulti in rapporto alla diagnosi cognitiva, dello stato di portatore dell’allele ε4 e dopo un intervento dietetico (JAMA Neurol. 2013 Jun 17:1-9). Hanno reclutato venti adulti più anziani di età media di sessantanove anni con funzioni cognitive normali e ventisette con decadimento cognitivo lieve amnesico sempre di età media di sessantasette anni. Hanno, quindi randomizzato i partecipanti a una:

  •  dieta ad alto contenuto di grassi saturi e con un alto indice glicemico (HD con il 45% di energia da grassi e più del 25% da grassi saturi, il 35 -40% da carboidrati con indice glicemico medio maggiore di settanta e il 15 -20% di proteine, come da tipici piatti a base di cheeseburger, soda e patatine fritte,
  • dieta a basso contenuto di grassi saturi e con un indice glicemico basso (LD con il 25% di energia da grassi e meno del 7% da grassi saturi, il 55 -60% dai carboidrati con un indice glicemico medio minore di cinquantacinque e il 15 -20% di proteine, come da pesce bollito, riso e verdure al vapore.

Le diete erano equivalenti in termini di calorie e tutti i pazienti hanno mantenuto il loro peso corporeo durante lo studio di quattro settimane. L'aderenza alla dieta, comunque, si dimostrava eccellente per entrambi i gruppi.
I principali risultati e misure erano gli LD Aβ42 e Aβ40 e l’apolipoproteina E nel liquido cerebrospinale.
I livelli basali di LD Aβ erano maggiori negli adulti con decadimento cognitivo lieve rispetto agli adulti con cognizione normale (LD Aβ 42, P = .05; LD Aβ 40, P = .01). Questi risultati si amplificavano in quegli adulti con decadimento cognitivo lieve e l’allele ε4 che avevano livelli di LD apolipoproteina E più elevati, indipendentemente dalla diagnosi cognitiva (p &lt <.001). La dieta LD tendeva a diminuire i livelli di LD Aβ, mentre quella HD ad aumentare queste frazioni (LD Aβ 42, P = .01; LD Aβ 40, P = .15). I cambiamenti nei livelli di LD Aβ con la LD correlavano negativamente con i cambiamenti di quelli del liquido cerebrospinale d’insulina (LD Aβ 42 e insulina, r = -0.68 [p = 0,01]; LD Aβ 40 e insulina, r = -0.78 [P = .002]).
            In conclusione gli autori, sulla base dei loro risultati, affermavano che gli stati di lipidazione delle apolipoproteine ​​e dei peptidi dell’Aβ nel cervello si differenziano secondo il genotipo APOE e la diagnosi cognitiva. Le loro concentrazioni potevano, però, essere modulate con la dieta e i loro dati potevano, quindi, fornire una migliore conoscenza sui meccanismi attraverso i quali l'apolipoproteina E4 e la cattiva alimentazione tendevano a conferire il rischio di sviluppare l’AD. La dieta avrebbe, quindi,  potuto moderare i fattori coinvolti nella compensazione dell’amiloide, la proteina tossica legata allo sviluppo della malattia di Alzheimer (AD). In definitiva una dieta ricca di grassi saturi e di carboidrati con un alto indice glicemico avrebbe aumentato i livelli dell’Aβ non legata nel liquido cerebrospinale, mentre una dieta sana avrebbe ridotto queste frazioni.



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