PROGNOSI DELLA DEPRESSIONE
Negli anziani la depressione si associa spesso con altre patologie croniche, peggiorandone i risultati sino alla mortalità e al suicidio con un onere sanitario considerevole. In effetti, la prognosi della depressione a esordio tardivo è più grave e tende a dipendere molto dall'handicap fisico o di malattia e dalla mancanza di un adeguato supporto sociale. Già Wulsin LR dell'University of Cincinnati e collaboratori selezionarono cinquantasette studi dai quali dedussero che la depressione sembrava aumentasse il rischio di morte per malattie cardiovascolari, specialmente negli uomini, ma non per cancro. (Psychosom Med 1999;61:6–17). Pur tuttavia, gli autori segnalavano nella loro ricerca che la variabilità nei metodi di studio aveva impedito una più rigorosa meta-analisi del rischio. Di poi Saz P dell'Hospital Clínico Universitario di Zaragoza, Spain e Michael E. Dewey dell'University Hospital, Nottingham, UK su ventuno riferimenti bibliografici ritrovarono quote di odds ratio di mortalità nei depressi di 1,73 (IC 95% 1,53-1,95) con una debole riduzione per le donne (Int J Geriatr Psychiatry 2001;16:622–30). In seguito, William W. Eaton della Johns Hopkins University, Baltimore e collaboratori, sulla base delle recensioni eseguite in letteratura, hanno elaborato una tavola di confronto della mortalità in caso di depressione e di altri disturbi mentali con i soggetti normali (Epidemiol Rev 2008;30:1–14).
Gli autori hanno anche elaborato una tabella relativa alla disabilità comprendente la depressione maggiore e gli altri disturbi mentali.
Peter H Millard della St George's, University of London ha suggerito, peraltro, per la prognosi della depressione ad insorgenza tardiva la regola dei terzi, affermando che, indipendentemente dal trattamento, circa un terzo dei pazienti raggiunge la remissione, un altro terzo rimane sintomatico nella stessa condizione e il restante terzo subisce un peggioramento (Br Med J (Clin Res Ed). 1983 August 6; 287(6389): 375–376). I dati attuali, invero, dimostrerebbero almeno una recidiva in circa il 60% di questi pazienti con persistenza o ricorrenza continua fino al 40% di essi. In essi è stato segnalato, peraltro, il doppio del rischio di sviluppare decadimento cognitivo lieve con probabilità di sfociare nella vera demenza. Fattori che possono influire sulla prognosi negli anziani sono, peraltro, la percezione psicologicamente stressante della malattia medica, soprattutto se causa d'invalidità, diminuita capacità d'indipendenza e rottura della reti sociali. Purtroppo, altri fattori di rischio psicosociali s'inseriscono nella tarda età, come: il ridotto supporto sociale, il carico della badante, la solitudine, il lutto, gli eventi di vita negativi. Probabilmente anche gli effetti di fattori neurochimici, come il cortisolo e altre sostanze correlate allo stress, si sommerebbero all'insieme.