QUADRI CLINICI DELLA DEPRESSIONE
L'inquadramento clinico della depressione si pone, soprattutto ai fini dell'intervento terapeutico, il problema di definire la soglia tra normalità e patologia. A tale proposito, già l'uso diversificato della terminologia corrente, inclusi i molti aggettivi, complica tale condizione. In effetti, comunemente si riferisce alla depressione lo stato di pura e semplice demoralizzazione o tristezza, sperimentata dalla quasi totalità degli uomini in qualche fase della vita. I medici, invece, pronunciano nel suo caso una condizione di vera e propria patologia. Tale dato determina, quindi, già in partenza un possibile difetto di comunicazione medico/paziente. Generalmente, la maggior parte delle persone affette da disturbo depressivo maggiore si presenta al controllo clinico con un aspetto normale. Solo nei casi più gravi si può constatare una mancanza d'igiene o un'alterazione del peso. Si può rilevare un ritardo psicomotorio, come rallentamento o perdita dei movimenti spontanei, oltre a un appiattimento o perdita di reattività, tanto da influire come espressione emotiva. Si possono aggiungere agitazione psicomotoria o irrequietezza. Il linguaggio, se non normale, può essere lento, monotono, privo di spontaneità e di contenuti. L'esordio può essere brusco con improvvisa o rapida comparsa della sintomatologia, o graduale con presenza di sintomi prodromici, quali: labilità emotiva, astenia, insonnia, cefalea, ridotto interesse sessuale, scarso appetito, difficoltà di concentrazione, diminuito interesse nelle normali attività. La fase di stato è caratterizzata da una sintomatologia piuttosto uniforme nei diversi episodi. Sono individuabili alcune varietà fenomeniche, con la melanconia, i sintomi psicotici, l'ansia, l'agitazione, le espressioni catatoniche. Sono spesso riconoscibili variazioni circadiane dei sintomi dell'umore con oscillazioni dell'intensità dei sintomi entro le ventiquattro ore e con più frequente miglioramento serotino. Le complicanze sono, in genere, caratterizzate da gesti autolesivi e si aggiungono solitamente all'abuso di alcolici, di benzodiazepine e di stimolanti. Le complicanze di natura medica sono spesso la disidratazione, gli squilibri idroelettrolitici, le malattie fisiche intercorrenti.
La durata della malattia è variabile, da quattro a sei mesi di media, e in rapporto anche all'intervento terapeutico, ma è possibile la cronicizzazione. La risoluzione può essere brusca, soprattutto nelle forme che fanno parte di un disturbo bipolare, graduale con attenuazione progressiva della sintomatologia, fluttuazione della gravità e ritorno ai precedenti livelli di adattamento. Gli esiti possono prevedere la risoluzione incompleta con il persistere di sintomi residui. Si può, peraltro, assistere a un episodio singolo oppure a una forma ricorrente con due o più episodi depressivi maggiori, ricordando che per considerare separati gli stessi eventi deve intercorrere tra loro almeno un intervallo di due mesi consecutivi durante il quale non devono essere soddisfatti i criteri per un episodio depressivo maggiore. La valutazione di una sindrome depressiva deve, d'altra parte, tener conto: della gravità sintomatologica, della disabilità, della comorbidità, dell'età, dell'adattamento e disponibilità alle cure, dei fattori stressanti, del supporto, della cronicità.