Le categorie dell'indice di Thom
L'indice di Thom è lo strumento tra i migliori che stima la temperatura effettiva, come singolo valore dell'effetto di temperatura, umidità e movimento dell'aria sulla sensazione di caldo o freddo, percepita dal corpo umano.
Nelle ondate di calore la mortalità, purtroppo, aumenta a volte più del doppio, come accaduto a Chicago nel 1995 e in Europa nel 2003. Changnon SA e collaboratori, a proposito degli impatti e le risposte all'ondata di calore del 1995, affermavano nel loro lavoro che esse erano la causa meteorologica più importante di mortalità umana negli Stati Uniti, per cui rivolgevano un pressante invito ad agire nei meriti (1996 Bull Am Meteorol Soc 77:1497-1506). Altri autori, tra cui Davis RE e collaboratori, dimostravano come nel nord della città degli Stati Uniti la mortalità umana aumentava in modo significativo nei giorni particolarmente caldi e umidi (2003. Int J Biometeorol 47:166-175). Comunque, diversi autori tra cui Larsen U e collaboratori (1990 Int J Biometeorol 34:136-145) hanno puntualizzato che, anche se una parte dei decessi sono direttamente imputabili al calore, la maggior parte di essi sono riconducibili a malattie circolatorie e respiratorie o altre patologie croniche. D'altro canto, molti studi hanno verificato che la mortalità totale con il caldo è associata alla tarda età, come dimostrato anche in Eurasia da Donaldson GC e collaboratori (2003 Environ Res 91:1-7) e da Laschewski G e Jendritzky G. (2002 Clim Res 21:91-103).
Capire l'eziopatogenesi di tali condizioni risulta, pertanto, fondamentale per preparare la collettività a difendersi dal caldo e stimare l'impatto dei cambiamenti climatici sulla salute. A tale proposito, diversi Autori, come Kaiser R e collaboratori (2007; Am J Public Health 97: suppl 1S158–S162), Weisskopf MG e collaboratori (2002 Am J Public Health 92(5):830–833), Anderson BG, Bell ML (2009 Epidemiology 20(2):205–213), Hajat S e collaboratori (2006 Epidemiology 17(6):632–638) hanno dimostrato, con metodologia diversa, gli effetti nocivi del calore prolungato sulla salute. Questi studi, tuttavia, non hanno fatto distinzione tra gli effetti delle ondate di calore individuali, ma piuttosto hanno stimato le risposte sanitarie, assumendo che tutte le ondate di calore di una definizione specifica avevano lo stesso impatto sulla salute. Le ondate di calore sono in genere definite come periodi di caldo estremo, ma non esiste una definizione costante per quanto riguarda la soglia di temperatura, il valore metrico di essa e il numero dei giorni. Ad esempio, Hajat S e collaboratori hanno utilizzato soglie di temperatura media (2006 J Epidemiol Community Health 56(5):367–372), Smoyer KE la temperatura apparente (1998 Int J Biometeorol 42(1):44–50), Robinson, PJ (2001. J Appl Meteorol 40:762–775), Weisskopf MG e collaboratori (2002 Am J Public Health 92(5):830–833) combinazioni di soglie di apparente e di minima temperatura. L'uso delle diverse definizioni delle ondate di calore in diversi periodi ostacola, di certo, il confronto e la sintesi dei risultati degli studi. Peraltro, considerando che le ondate di calore si differenziano per la loro intensità (grado di calore) e la durata e, sebbene la maggior parte degli studi usino misure d'intensità e di durata per definirla, pochi studi hanno valutato l'influenza di queste caratteristiche sull'incidenza della mortalità. In tale ordine, ripetendo l'osservazione fatta da altri autori per quanto riguardava altre città americane, Baccini M e collaboratori hanno dimostrato che gli effetti dei singoli giorni di alta temperatura sono stati in diverse città europee più preminenti all'inizio dell'estate (2008 Epidemiology 19(5):711–719). Kalkstein LS e Smoyer KE nel loro studio internazionale (1993 Experientia 49(11):969–979) hanno dimostrato che a volte la durata modifica gli effetti della mortalità dell'onda di calore. Comunque, altri studi, come quello di Diaz J e collaboratori (2002 Int Arch Occup Environ Health 75(3):163–170), hanno dimostrato che gli effetti della mortalità sono maggiori per le ondate di calore più lunghe. Purtroppo, è anche da notare che le variazioni climatiche globali, legate alle emissioni di origine antropica, suggeriscono fortemente che nel 21° secolo le tendenze del riscaldamento continueranno a influenzare i processi atmosferici e anzi ad aumentare, come riportato da Solomon S e collaboratori (Cambridge University Press, Cambridge, United Kingdom and New York, NY, USA, 996 pp.).
In effetti, gli scenari del cambiamento climatico, presentati nell'ultimo Intergovernmental Panel on Climate Change Assessment Report del 2007 fanno prevedere un aumento della temperatura media della superficie terrestre a livello globale. In Europa, ad esempio, si prevede un aumento della frequenza e dell'intensità delle ondate di calore estive, specialmente nei paesi del centro, del meridione e orientali. Questi cambiamenti contribuiranno, di certo, a gravare maggiormente sui malati cronici e ad aumentare il numero delle morti premature, in particolare nei sottogruppi di popolazione con limitata capacità di adattamento. Peraltro, nei paesi sviluppati, come conseguenza della continua crescita della popolazione anziana, è previsto l'incremento progressivo della frazione dei sottogruppi vulnerabili, che vivono nelle aree urbane. Sta di fatto che in letteratura sono continuamente in corso studi per documentare gli effetti sulla morbilità e mortalità delle temperature elevate. L'Unione Europea, a tal proposito, ha finanziato il progetto PHEWE (Assessment and Prevention of Acute Health Effects of Weather Conditions in Europe), come collaborazione multicentrica per lo studio degli effetti sulla salute a breve termine durante le stagioni calde e fredde nelle città europee, secondo un approccio seriato nel tempo. Si prevede, così, che i risultati dello studio potranno guidare gli operatori sanitari a prevenire o ridurre gli effetti negativi del caldo sulla salute. Michelozzi P del Department of Epidemiology, Local Health Authority Rome e colleghi, sulla base dell'impatto relativamente maggiore sulla mortalità che sulla morbosità (ricoveri ospedalieri) nelle città europee, documentato dalle precedenti analisi sulle ondate di calore, hanno, a tal proposito, voluto valutare l'effetto delle alte temperature ambientali sui ricoveri ospedalieri nel periodo aprile - settembre in dodici città europee (Barcellona, Budapest, Dublino, Lubiana, Londra, Milano, Parigi, Roma, Stoccolma, Torino, Valencia e Zurigo) del progetto PHEWE (American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine Vol 179. pp. 383-389, (2009). Gli autori hanno riscontrato che per i ricoveri respiratori si dimostrava un'associazione positiva, peraltro eterogenea, tra le varie città. Per ogni aumento di 1° C della temperatura massima apparente sopra una soglia, i ricoveri respiratori dei pazienti oltre i settantacinque anni dell'area mediterranea aumentavano del 4,5% (intervallo di confidenza 95%, 1,9-7,3) e del 3,1% (intervallo di confidenza 95%, 0,8-5,5) per quelli delle città del nord e continentali. Al contrario, tendeva a essere senza significatività statistica l'associazione tra la temperatura alta e i ricoveri cardiovascolari e cerebrovascolari. Dal loro canto, Kim Knowlton del Department of Environmental Health Sciences, Mailman School of Public Health, Columbia University, New York, e colleghi hanno voluto individuare l'impatto futuro del cambiamento climatico sui decessi estivi, dovuti al caldo, nella metropoli di New York City (American Journal of Public Health. 2007;97(11):2028-2034). Hanno, così, riscontrato che, anche se esiste una notevole incertezza di previsioni future sulla vulnerabilità della salute e del clima, la gamma di proiezioni suggerirebbe che a metà secolo gli effetti dei cambiamenti climatici di New York City si tradurrebbero in un aumento netto complessivo della mortalità prematura legata al caldo.