Complicazioni precoci della terapia con cediranib
Il cediranib, noto anche come AZD2171 e il cui nome commerciale provvisorio è recentin, è un potente inibitore orale tirosin-chinasico di VEGFR-1, VEGFR-2, VEGFR-3(vascular endothelial growth factor). È stato sviluppato dalla ditta Astra Zeneca come un possibile agente chemioterapico anti-cancro. Dal 2007 sono iniziati i test clinici in fase I per il trattamento del carcinoma del polmone non a piccole cellule, di quello del rene e colorettale negli adulti, così come dei tumori del sistema nervoso centrale nei bambini. Sono in corso anche studi collaterali delle interazioni con altri farmaci anticancro.
Giàil 27 febbraio 2008 l’AstraZeneca aveva, però, annunciato che l'uso del recentin nel carcinoma polmonare non a piccole cellule non sarebbe progredito alla fase III per aver fallito il suo obiettivo principale. L'8 marzo 2010 annunciava anche il fallimento del suo utilizzo in prima linea nel carcinoma colorettale metastatico, in ragione del confronto clinico con l’avastin(bevacizumab), leader del mercato in tale campo.
Emily S. Robinson e collaboratori del Brigham and Women's Hospital, Boston, considerando che il cediranib è più potente rispetto ai vecchi inibitori VEGF, ma teorizzando che potrebbe produrre effetti collaterali più marcati, hanno svolto uno studio tra il 2005 e il 2008 che ha coinvolto, per una media di 84 giorni, 46 donne di età tra i 41 e i 77 anni, con recidiva di carcinoma ovarico epiteliale (Clin J Am Soc Nephrol 2010). All’inizio cediranib è stato dosato a 45 mg, per poi passare a 30 per gli eccessivi effetti collaterali, in specie stanchezza e diarrea, dopo i primi 11 pazienti.
L’ipertensione si è sviluppata nel 67% dei casi entro i 3 giorni di cura, nel 73% entro i 7 e nell’87% a termine dello studio.Il 43 per cento ha sviluppato, peraltro, un’ipertensione di grado 3 o peggiore. Il 30 per cento delle pazienti ha sviluppato una proteinuria di grado uno o due, di cui la metà entro le due settimane e le rimanenti in 6, riconoscendo come unico fattore di rischio significativo la dose iniziale di cediranib.
Interessante è stato il rilievo che fino al 65% delle pazienti con ipertensione di grado 3 o peggiore non ha sviluppato la proteinuria e che, almeno in una paziente, la proteinuria si è sviluppata prima dell’ipertensione. Tali dati hanno suggerito che questa classe d’inibitori del recettore VEGF possano produrre due effetti collaterali attraverso differenti meccanismi. Peraltro, l'insorgenza precoce dell’ipertensione potrebbe risultare dall’inibizione acuta della vasodilatazione mediata dal VEGF. Tali dati portano a stimolare, soprattutto nei pazienti più anziani, attenzione e vigilanza nella diagnosi precoce e nella gestione delle tossicità di questa classe di farmaci in continua espansione.