Uso del valproato nella gestante e gravi difetti nel nascituro
Katherine L. Wisner e collaboratori del Western Psychiatric Institute and Clinic, Pittsburgh, Pennsylvania hanno studiato l’uso del valproato in 40.526 individui come stabilizzatore non antipsicotico dell'umore rilevandolo il più usato con il 32,3%, seguito dal gabapentin (26,4%), dalla lamotrigina (16,7%), dal topiramato (13.%), dal litio (13,0%), dall’oxcarbazepina (5,1%) e dalla carbamazepina (3,2%). Peraltro, il 23,4% delle prescrizioni di valproato si riferiva a giovani donne, pur essendo meno propense degli uomini e delle donne anziane a utilizzarlo. Tale dato, unito alla nota tossicità riproduttiva del farmaco, conduce a importanti considerazioni e perplessità che devono stimolare un'opportuna prevenzione. Infatti, tale principio attivo, ampiamente usato per trattare il disturbo bipolare, ha dimostrato di aumentare il rischio di sviluppo della sindrome dell'ovaio policistico e dei difetti alla nascita. Peraltro, lo studio NEAD (Neurodevelopmental Effects of Antiepileptic Drugs)hadimostrato che l'esposizione prenatale al farmaco aumenta il rischio di deficit cognitivi a lungo termine nella prole(NeurologyNovember 30, 2010 75:1948-1949). Peraltro, oltre al deterioramento cognitivo, si sono ribaditi tassi di gravi eventi avversi più alti, rispetto ad altri anticonvulsivi, incluse le malformazioni congenite e la morte fetale.Per tali motivi nel 2009 l’US Food and Drug Administration ha emesso un avviso di allerta sulla sicurezza del farmaco nei neonati per il rischio di difetti del tubo neurale, difetti cranio-facciali e malformazioni cardiovascolari.