Disturbi del sonno e tasso di mortalità
Laurel Finn e collaboratori dell’University of Wisconsin School of Medicine in Madisonhanno voluto studiare 2.242 partecipanti al Wisconsin Sleep Cohort Study 1.872 soggetti, registrando 128 decessi nel corso di un follow-up di 19 anni (June 7, 2010, in San Antonio, Texas, at SLEEP vol 33, 2010, from the 24th annual meeting of the Associated Professional Sleep Societies LLCsleep 2010-06-17 06).Le morti, metà delle quali erano occorse nel sesso maschile, erano classificate come segue:
- il 10,2% nei casi di difficoltà ad addormentarsi,
- il 10,1% nei casi di difficoltà di riaddormentarsi,
- il 9,4% nei casi di risveglio precoce,
- l’8,6% nei casi di qualsiasi insonnia cronica,
- l’8,6% nei risvegli ripetuti
- il 2,6%nei casi di assenza d’insonnia.
Gli AA hanno, così, rilevato che in chi aveva riportato l'insonnia in almeno 2 indagini la ratio di rischio aggiustata era di 2.1 (95% intervallo di confidenza [IC], 1.2 - 3.5), rispetto a quelli senza il disturbo. Peraltro, l'hazard ratio per la mortalità nei casi di difficoltà ad addormentarsi era di 1,9 (IC 95% 0,9-4,1), per quella nei ripetuti risvegli di 3,2 (95% CI, 1,8-5,7), per quella nella difficoltà di riaddormentarsi di 1,8 (95% CI, 0,9 - 3.4) e per quella nell'eccitazione iniziale di 2,4 (95% CI, 1,2-4,5). Il risultato più sorprendente è stato l'aumento del rischio elevato di mortalità tra le persone con insonnia cronica, rispetto a quelli senza, anche dopo aggiustamento per tutte le variabili confondenti. Gli AA, dietro la scorta di tali risultati, hanno dichiarato che l'insonnia, spesso considerata un semplice fastidio sia dai pazienti e sia dai dottori, dovrebbe essere presa in più seria e attenta valutazione. Soprattutto i medici, poi, dovrebbero aggiornarsi continuamente e cercare più attentamente e diligentemente le sue possibili cause per predisporre le nuove e specifiche terapie farmacologiche, possibilmente personalizzate per ogni paziente.