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notiziario Novembre 2012 N°10 - LA PROGNOSI DELL'OBESITA' - Valore predittivo per eventi cardiovascolari e mortalità dei diversi gradi di obesità

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Indice
notiziario Novembre 2012 N°10 - LA PROGNOSI DELL'OBESITA'
La prognosi dell’obesità
Aumento di peso e rischio di limitazioni nelle attività della vita quotidiana
Giro vita come migliore spia per il rischio di salute dell’obeso
Circonferenza fianchi, altezza e rischio di diabete di tipo 2
Rapporto vita/altezza come migliore strumento di screening per i fattori di rischio cardiometabolico
Misure dell’adiposità a confronto per il rischio nella post-menopausa
Valore predittivo per eventi cardiovascolari e mortalità dei diversi gradi di obesità
Indice di massa corporea materna e rischio di schizofrenia nella prole
Impatto dell'obesità infantile sulla morbilità e mortalità dell’adulto
Normalizzare peso e altro del giovane con S.M. per la sua salute in età adulta
Eccesso di peso ed esiti d’ictus: il paradosso dell’obesità nello studio TEMPiS
Obesità e polmone
Obesità nei cani correlata alla disfunzione metabolica
La 32^ Giornata Mondiale dell'Alimentazione
Tutte le pagine

Valore predittivo per eventi cardiovascolari e mortalità dei diversi gradi di obesità

Schneider HJ della Ludwig-Maximilians University Munich, Germany e collaboratori hanno voluto confrontare le associazioni di varie misure di obesità con gli eventi cardiovascolari e la mortalità, ritenendo la problematica ancora non ben chiara (J Clin Endocrinol Metab, April 2010, 95(4):1777–1785).
Gli Autori hanno, a questo scopo, analizzato due studi di coorte tedeschi, il DETECT e lo SHIP, compresi nelle cure primarie della popolazione generale. Hanno esaminato 6.355 soggetti del DETECT per un follow-up medio di 3.3 anni e 4.297 dello SHIP per 8.5. Hanno, quindi, misurato l'indice di massa corporea (BMI), la circonferenza vita (WC), il rapporto vita-altezza (WHtR) e vita-fianchi (WHR) e seguito la mortalità cardiovascolare e per tutte le cause e l'endpoint composito d’incidente d’ictus, d’infarto miocardico o di morte per cause cardiovascolari. Entrambi gli studi, privi di eterogeneità, dimostravano un'associazione positiva dell'endpoint composito con il WHtR ma non con la BMI.

Il rischio relativo nel più alto quartile, rispetto al più basso, specifico per il sesso e l’età del WHtR, della WC, del WHR e della BMI, dopo aggiustamento per i fattori confondenti multipli, era: per la mortalità cardiovascolare pari a 2.75 (intervallo di confidenza 95%, 1.31-5.77), 1,74 (0,84-3,6), 1,71 (0,91-3,22) e 0,74 (0,35-1,57) rispettivamente; per la mortalità per tutte le cause 1,86 (1,25-2,76), 1,62 (1,22-2,38), 1.36 (0.93-1,69) e 0,77 (0,53-1,13). Per l’endpoint composito, invece, erano 2,16 (1,39-3,35), 1,59 (1,04-2,44), 1,49 (1,07-2,07) e 0,57 (0,37-0,89) rispettivamente. Le analisi separate per sesso e per fasce di età davano risultati paragonabili. Analisi più caratteristiche indicavano il WHtR più specifico per la previsione di questi endpoint. In conclusione, secondo questi risultati la WHtR rappresenterebbe il miglior predittivo del rischio cardiovascolare e della mortalità, seguito dalla WC e dal WHR, mentre l'uso della BMI sarebbe scoraggiato.
Difatti, quest’ultima non distingue il sovrappeso da causa muscolare da quello da accumulo di grasso. Peraltro, è il grasso viscerale, piuttosto che quello sottocutaneo, il responsabile dell’aumento della secrezione degli acidi grassi liberi, dell’iperinsulinemia, dell’insulino-resistenza, dell’ipertensione e della dislipidemia, noti fattori di rischio cardiovascolare.



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