La peculiare importanza della forma fisica nell’adolescente
L'inattività fisica e il comportamento alimentare non salutare sono considerati i fattori principali della dilagante epidemia dell’obesità, soprattutto nell’età pediatrica. In effetti, oggi giorno è dato rilevare da una parte che gli adolescenti trascorrono una notevole quantità di tempo davanti al televisore e che sono allettati dai cibi ad alta densità energetica, peraltro con valore nutritivo molto basso. Dall’altra, nella stragrande maggioranza sono stimolati a svolgere bassi livelli di attività fisica. In verità, risulterebbe che solo l'8% dei bambini dai dodici ai quindici anni e gli adolescenti dai sedici ai diciannove dedicano almeno sessanta minuti di attività fisica di moderata intensità il giorno.
Troiano RP del National Institutes of Health, BethesdaUSA e collaboratori hanno descritto, secondo i dati oggettivi ottenuti con gli accelerometri da un campione rappresentativo della popolazione degli Stati Uniti, i livelli di attività fisica di bambini dai sei agli undici anni, degli adolescenti dai dodici ai diciannove e degli adulti dai venti e più anni, (Med Sci Sports Exerc. 2008 Jan;40(1):181-8). I risultati derivavano dal NHANES (National Health and Nutritional Examination Survey) 2003-2004, studio trasversale di un complesso campione multistadio probabilistico della popolazione civile non istituzionalizzata degli Stati Uniti. I dati si riferivano a 6.329 partecipanti che avevano fornito i dati dell'accelerometro per almeno un giorno e a 4.867 per quattro o più giorni. I maschi si dimostravano più fisicamente attivi rispetto alle femmine. Ciò nonostante, l'attività fisica diminuiva notevolmente nei vari gruppi d’età tra l'infanzia e l'adolescenza e continuava a diminuire con il passare degli anni. Ad esempio, il 42% dei bambini d’età dai sei agli undici anni otteneva raccomandazioni di sessanta minuti/die (-1) di attività fisica, mentre solo l'8% degli adolescenti raggiungeva quest’obiettivo. Tra gli adulti, rispetto alla raccomandazione per ottenere i trenta minuti il dì (-1) di attività fisica la percentuale era inferiore al 5%.
In conclusione, le misure oggettive e soggettive dell’attività fisica davano risultati qualitativamente simili in materia di modelli di genere e di età di attività. Tuttavia, l'adesione alle raccomandazioni di attività fisica misurata con l’accelerometro era notevolmente inferiore a quella riportata autonomamente. Tale dato portava gli Autori a considerare che l'attività fisica auto-riferita dovesse essere presa con grande attenzione nell’interpretazione clinica, nella progettazione dei programmi di salute pubblica e di valutazione e di ricerca epidemiologica.
Nelly Mauras della Mayo Clinic Jacksonville, Florida e collaboratori, considerando che la sindrome metabolica (SM) infantile con le sue comorbidità e predisposizione precoce alle malattie cardiovascolari è in progressivo aumento di prevalenza, hanno voluto compiere uno studio nei meriti sui marcatori dell’infiammazione e della protrombosi (J Clin Endocrinol Metab 95: 1060–1068, 2010). Hanno, così, reclutato 115 bambini obesi con indice di massa corporea > 95% che presentavano normali: la glicemia a digiuno, la pressione arteriosa, il colesterolo, i trigliceridi. Questo gruppo era confrontato con ottantotto controlli magri con indice di massa corporea 10-75% senza parenti di primo grado affetti dalla SM. Erano, quindi, misurate le concentrazioni della proteina C-reattiva ad alta sensibilità (PCR), dell’IL-6, dell’inibitore del plasminogeno 1 (PAI-1) e del fibrinogeno. La composizione corporea era valutata con la circonferenza vita e la DEXA (Dual-energy X-ray absorptiometry).
I soggetti obesi con insulino-resistenza, ma senza la comorbidità della MS, avevano la CRP di circa dieci volte più elevata rispetto ai controlli e superiori concentrazioni di fibrinogeno, di IL-6 e di PAI-1 (tutti con P < 0,01). Le differenze erano significative anche in età prepubere. La CRP e il fibrinogeno correlavano con la circonferenza della vita (r = 0,73 e 0,40, rispettivamente) e con la percentuale della massa grassa (r = 0,76 e 0,47) (P < 0,0001).
In conclusione, l’obesità infantile di per sé si associava a uno stato proinfiammatorio e protrombotico prima che fossero presenti le comorbidità della S.M. e ancor prima dell'inizio della pubertà.
Aadland E e Anderssen SA dell’University College, Norway, per meglio comprendere l'impatto dell’attività fisica (PA) sulla salute, hanno adottato un limite di conteggio all’accelerometro (Journal of ObesityVolume 2012 (2012), Article ID 318176, 8 pages).
Perché questi potessero essere specifici per la popolazione, gli Autori hanno inquadrato la descrizione della PA in moderata (MPA) e in vigorosa (VPA), definite come ≥ 3 e ≥ 6 equivalenti metabolici, resp. in giovani di mezza età obesi e sino a gravemente obesi.
Gli Autori hanno, così, reclutato quarantadue soggetti, di cui undici uomini con indice di massa corporea 39,8 ± 5,7 d’età 43,2 ± 9,2 anni. Tutti usavano il tapis roulant GT1M Actigraph con una calibrazione analizzata con OLR (ordinary linear regression), con MIX (linear mixed model regression) e con ROC curve 1, ROC 2 (receiver operating characteristics curves).
I punteggi limite ottenuti dai modelli erano molto diversi (612-1646 conteggi / min per la MPA, 3061-7220 conteggi / min per la VPA).
Gli Autori sostenevano, così, che l'approccio MIX, con punteggi limite di 612 e 4980 conteggi / min per la MPA e la VPA, fossero in questa impostazione rispettivamente il metodo più appropriato per stabilire le soglie limite dell’accelerometro. Queste erano più basse nei giovani obesi di mezza età, sino ai più gravi, rispetto ai controlli con normopeso.
Di conseguenza, gli Autori concludevano che sarebbe stato opportuno considerare le strategie di cura quando si analizzava il livello della PA nei gruppi che variavano per età e grado di obesità.