Metformina e fitness cardiorespiratorio
Il fitness cardiorespiratorio (CRF) ha proposto dati emergenti di attenuazione, spesso indipendentemente dall’adiposità, su alcuni fattori che negli adolescenti contribuiscono alla realizzazione della sindrome metabolica. In effetti, il consumo massimo di ossigeno (V̇O 2max), misura oggettiva del CRF, si è dimostrato, sia negli adulti e sia nei bambini, un forte predittivo della malattia cardiovascolare (CVD). Inoltre, vi sono evidenze che negli adulti gli alti livelli del benessere offrono una maggiore protezione contro la morbilità e la mortalità precoce cardiovascolare. Per queste ragioni, gli interventi sullo stile di vita, indirizzati all’aumento dei livelli dell’attività fisica, si pongono come trattamento fondamentale dell’obesità infantile. Pur tuttavia, la letteratura dell’adolescenza offre pochi studi d’intervento che abbiano esaminato l'effetto del V̇O 2max sugli esiti clinici.
Peraltro, il più recente uso della metformina, farmaco insulinosensibilizzante per un suo effetto favorevole sulla composizione corporea, pur con i suoi potenziali effetti indesiderati, si è andato sempre più diffondendo nella pratica clinica dell’obesità infantile e adolescenziale.
In conformità a tali premesse Corey Rynders del National Institutes of Health, Bethesda-USA e collaboratori hanno randomizzato sedici adolescenti obesi in età puberale tra i dieci e i diciassette anni in un programma di solo stile di vita strutturato di dieta ed esercizio fisico e in un altro con aggiunta della metformina (Med Sci Sports Exerc. 2012;44(5):786-792).
I soggetti eseguivano esercizio fisico aerobico e di resistenza tre giorni per settimana per trenta minuti per sessione. Erano, quindi, misurati al basale e a sei mesi il massimo consumo di ossigeno al cicloergometro (V̇O2max), la composizione corporea, la glicemia, l’insulinemia, l’HOMA-IR (homeostasis model assessment of insulin resi stance), l'interleuchina-6, la PCR e il grasso intraepatico. In dieci dei sedici soggetti della coorte con la diminuzione del 4,0% del peso corporeo (P = 0,009) si riduceva del 4,9% anche l’indice di massa corporea (P = 0.003). Così pure diminuiva la percentuale del grasso corporeo dell’8,8% (P <0,001) e migliorava la V̇O2max. L'aggiunta di metformina non dimostrava alcun effetto sulla composizione corporea, sul CRF, o sui fattori infiammatori. Le variazioni più favorevoli sull’adiposità, sull’adiponectina e con un effetto anche verso la glicemia e le concentrazioni dell’interleuchina-6 (p = 0.07) si osservavano nei soggetti con aumento della V̇O2max a sei mesi (n = 10), rispetto al non cambiamento di queste variabili in quelli senza miglioramento della V̇O2max.
In conclusione, la metformina non mostrava di fornire benefici supplementari allo stile di vita per il miglioramento della CRF negli adolescenti obesi. Peraltro, i cambiamenti vantaggiosi nella V̇O2max sembravano associati agli esiti metabolici più favorevoli.