SINDROME METABOLICA: Definizione al capolinea?
Una nuova definizione, comune a un certo numero di organizzazioni scientifiche, è stata individuata per i criteri specifici di diagnosi clinica della sindrome metabolica, in rapporto ad un inasprimento delle differenze derivate dalla definizione, sino a poco tempo fa adottata. Il documento, redatto da autori appartenenti alle più prestigiose associazioni scientifiche che s’interessano della sindrome, rappresenta il tentativo di rendere la definizione globale, segnando un passo avanti per non continuare a confondere quanti lavorano in questo campo. In particolare, la nuova definizione snellisce le differenze legate all'obesità addominale, definita con la misura della circonferenza addominale, uno dei cinque criteri per la diagnosi della sindrome. Ora, i criteri si basano sulla popolazione e le definizioni specifiche per ciascun paese, rimanendo, peraltro, le differenze regionali.
Tre elementi anomali su cinque sono sufficienti per definire la sindrome, considerando che per la circonferenza della vita si attendono ulteriori dati di soglia nazionali o regionali.
Da notare al proposito che l'ADA, American Diabetes Association, per questioni scientifiche irrisolte con le altre associazioni, tra cui l'AHA, si è dissociata da questa dichiarazione. In particolare, l'ADA, così come l'Associazione europea per lo studio del Diabete (EASD), ha contestato il modo con cui la sindrome metabolica è caratterizzata come fattore di rischio per le malattie cardiache o il diabete, sostenendo che non vi è alcuna necessità della sua diagnosi, in quanto l'accento deve essere posto sul trattamento aggressivo dei fattori di rischio individuali. Nel 2005, in effetti, l'ADA e l’EASD si erano già dichiarate congiuntamente critiche sulla valutazione della sindrome metabolica, come sindrome autonoma, e sulla sua utilità clinica.