COMMEMORAZIONE
A Napoli, a fine marzo, è morto, dopo devastante cancro delle vie biliari, a 64 anni, Massimo Chiariello, direttore di cardiologia dell'Università Federico II, ex-presidente della Società Italiana di Cardiologia, figlio del senatore Alfonso, uno dei fondatori della clinica mediterranea, fratello del cardiochirurgo Gino Chiariello e di Paola Chiariello Condorelli, allievo di Mario Condorelli. Dopo la laurea e le esperienze sulle strategie di riduzione dell’IMA a Harvard e al Peter Bent Brigham Hospital con Eugene Braunwald e Peter Maroko, ha lavorato nel campo dell’ischemia/riperfusione, ponendo le basi fisiopatologiche delle sindromi coronariche acute e della restenosi dopo PCI, dedicandosi anche alla terapia genica e ai meccanismi molecolari coinvolti nella progressione della cardiomiopatia ipertrofica. Direttore negli ultimi anni del «Journal of cardiovascular medicine», organo ufficiale della Federazione italiana di cardiologia e della Società italiana di cardiochirurgia, ha pubblicato oltre 500 lavori scientifici. Robert Kloner dell’University of Southern California così lo ricorda: “Ricercatore estremamente brillante ed energico, con cui era divertente lavorare per un sorriso contagioso che contribuiva a mantenere l’entusiasmo nella ricerca scientifica. Era, peraltro, gentile e incoraggiante verso i giovani ricercatori e per tutto questo la cardiologia ha perso un grande leader di talento e di ricerca". Ciro Indolfi, direttore della divisione di cardiologia presso l'Università Magna Grecia in Italia, già borsista presso Chiariello, l’ha definito "scienziato brillante, clinico e mentore eccezionale, primo in Italia a introdurre l’ablazione trans catetere delle aritmie cardiache e tra i primi a eseguire i test di terapia genica per le malattie cardiovascolari", affermando di conservare "grandi ricordi e, in particolare, il suo attaccamento alla famiglia, i successi nella comunità scientifica e il coraggio nella malattia." Il suo laboratorio di emodinamica, difatti, è stato riconosciuto nel 1990 tra le migliori strutture a livello mondiale. Convinto sostenitore della collaborazione internazionale, incoraggiava i suoi studenti a viaggiare e lavorare in tutto il mondo per riportare la loro esperienza in Italia. Fino alla fine, Chiariello si è attivamente interessato alla ricerca, discutendo dei nuovi progetti, pur essendo perfettamente consapevole del suo stato finale, ma mostrandosi molto sereno e lucido nel pensiero. L’AMEC partecipa commossa al dolore della famiglia e si unisce al cordoglio di tutto il mondo scientifico.
Lucien Campeau, del Montreal Heart Institute, Quebec, eminente cardiologo, pioniere della metodica coronarica trans radiale, è deceduto il 15 marzo all'età di 82 anni. Autore di circa 200 pubblicazioni scientifiche, è stato il primo, tra le sue realizzazioni più famose, a eseguire il cateterismo percutaneo trans-radiale coronarico nel 1989, diffusamente adottato in Europa e ora anche nel Nord America. È stato Presidente della commissione della Canadian Cardiovascular Society che ha definito la classificazione funzionale dell’angina nel 1972, utilizzata a livello internazionale. Negli anni 1960 e 1970, Campeau con i suoi collaboratori d’istituto ha sviluppato metodi per l’angiografia coronarica selettiva, per l’intervento di bypass e per il trapianto di cuore. Più di recente, ha contribuito alla ricerca per il trattamento dell’iperlipidemia nei pazienti coronaropatici con lo studio post-chirurgico CABG, in collaborazione con l’US National Heart, Lung, and Blood Institute. È stato Presidente dell’Association of Cardiologists of Quebec, della Society of Cardiology of Montreal, della Canadian Society of Cardiology e Governatore per il Quebec dell’American College of Cardiology.
Alcune delle sue numerose onorificenze e riconoscimenti includono il Prix Jean Lenègre, il Wilbert J. Keon Award, il Prix Carsley e l’Heart & Stroke Foundation of Quebec Heart Award. Gli è stato anche assegnato il Research Achievement Award dalla Canadian Cardiovascular Society ed è stato nominato "Cardiologue émérite 2004" dall’Association du Québec. Secondo quanto riferito dai colleghi dell'Istituto di Montreal, Campeau aveva la passione per la vela, lo sci e il golf, cosa che condivideva con gli amici.
L’AMEC si unisce alla testimonianza di dolore e lutto degli amici, della moglie Marielle e dei suoi quattro figli Michael, Alan, Mark e Stephen, in omaggio a questo illustre scienziato.