Il particolare ruolo dell’Helicobacter pylori
Al momento i fattori di rischio più comuni per il processo di aterosclerosi e che causano le malattie coronariche (CHD) includono principalmente il diabete, la dislipidemia, l’ipertensione e il fumo. Pur tuttavia, il ruolo di un processo infiammatorio attivo nella patogenesi dell'aterosclerosi è in crescita di proposizione presentando, peraltro, molte somiglianze e una coesistenza con la malattia. Sta di fatto che già da diversi anni i monociti e i macrofagi sono stati riconosciuti come i componenti delle placche ateromatose. Il rischio degli eventi cardiovascolari è stato anche associato all’aumento dei livelli delle proteine della fase acuta, come il fibrinogeno, la proteina C-reattiva (CRP) e le citochine proinfiammatorie. Pertanto, l'infiammazione cronica è ormai considerata come un fattore di rischio per la CHD e per le lesioni vascolari. L’infiammazione e la trombosi sono considerate cause dell’aterosclerosi, ma lo stimolo che genera la risposta infiammatoria è rimasto ancora poco chiaro.
L’HP (Helicobacter pylori) determina la più comune infezione in tutto il mondo e in particolare nei paesi in via di sviluppo. È stato anche riconosciuto come un fattore eziologico per lo sviluppo dell’ulcera peptica e del cancro gastrico ed è stato segnalato in associazione con molte manifestazioni supplementari, quali le malattie ematologiche, come la porpora trombocitopenica idiopatica (ITP), la carenza di ferro; i disturbi neurologici, come l'ictus e il Parkinson e il morbo di Alzheimer; l’obesità e i disturbi della pelle. Tra questi, l’ITP e la carenza di ferro hanno la migliore evidenza di alta qualità per il miglioramento dimostrato dopo l‘eradicazione del germe.
Pur tuttavia, l’Helicobacter pylori, che vive nell'interfaccia tra le superfici delle cellule epiteliali gastriche, forse rappresenta il classico esempio di come l'igiene abbia modificato il microbiota. Pur isolato nel 1980 e denominato Campylobacter pylori, oggi si ritiene che questo microbo sia presente nella maggior parte delle persone da millenni. In questo periodo, però, la maggiore igiene e il diffuso uso di antibiotici hanno decimato le popolazioni di questo germe, una volta ubiquitario. È stato osservato che nei paesi sviluppati le nuove generazioni stanno crescendo senza l’antico commensale H. pylori per orchestrare i loro ormoni gastrici. Peraltro, pur avendo questo microbo dimostrato di contribuire alla formazione dell’adenocarcinoma gastrico e del linfoma, ma anche delle ulcere, alcuni dati hanno confermato la sua associazione con un rischio significativamente ridotto di adenocarcinoma dell'esofago inferiore. Si è anche ipotizzato che l’H. pylori possa modulare lo stato immunologico, endocrino e le funzioni fisiologiche dello stomaco e che il calo d'incidenza dell’infezione nei paesi sviluppati possa contribuire proprio alla crescente incidenza dell’adenocarcinoma esofageo.
Franceschi F della Catholic University of Sacred Heart, Rome, Italy e collaboratori, considerando sconosciuto il ruolo dell’antigene CagA sull’instabilità coronarica, hanno eseguito uno studio clinico-patologico e una meta-analisi nel tentativo di gettare nuova luce sull’argomento (Atherosclerosis. 2009 Feb;202(2):535-42). La CagA (Cytotoxin-associated gene-A) viene, com’è noto, espressa da alcuni ceppi virulenti di H. pylori (Helicobacter pylori). Gli Autori hanno, così, arruolato trentotto pazienti con angina instabile (UA), 25 con quella stabile (SA), 21 con arterie coronarie normali (NCA) e cinquanta volontari sani abbinati per età e sesso. In tutti i pazienti era valutata la sierologia per il CagA. Campioni di placche aterosclerotiche erano ottenuti in tutti i pazienti attraverso aterectomia direzionale coronarica e per preparati per l’immunoistochimica utilizzando anticorpi monoclonali anti-CagA. La meta-analisi comprendeva nove studi che valutavano l'associazione tra la sieropositività per i ceppi CagA e gli eventi coronarici acuti.
Il titolo degli anticorpi anti-CagA era significativamente più alto nei pazienti con angina instabile (161 + / -90 RU / ml) rispetto a quelli con angina stabile (83 + / -59 RU / ml p <0.02), agli NCA (47.3 + / -29 RU / ml p <0.01) e ai controlli sani (73 + / -69 p <0,02). Gli anticorpi anti-CagA riconoscevano gli antigeni localizzati all'interno delle placche aterosclerotiche coronariche in tutti i campioni dei pazienti, sia stabili sia instabili. Nella meta-analisi, la sieropositività per il CagA era significativamente associata con l'insorgenza degli eventi coronarici acuti con un odds ratio (OR) di 1.34 (IC 95%, 1,15-1,58, p = 0,0003).
In conclusione, l'insieme di questi risultati suggeriva, secondo gli Autori, che in un sottogruppo di pazienti con angina instabile una risposta immunitaria intensa contro i ceppi dell’H. pylori CagA-positivi sarebbe potuta essere fondamentale per il precipitare dell'instabilità coronarica mediata dal mimetismo tra l'antigene CagA e una proteina contenuta nelle placche aterosclerotiche coronariche.
Jamshid Vafaeimanesh della Qom University of Medical Sciences, Qom, Iran e collaboratori hanno condotto uno studio prospettico per valutare l'associazione tra l’infezione HP e CAD in pazienti con elezione per l’angiografia coronarica, eseguita utilizzando il metodo Judkins (The Scientific World JournalVolume 2014 (2014), Article ID 516354, 6 pages). Il gruppo CAD positivo di sessantadue pazienti aveva una stenosi del lume > 50%, contrapposto a quello negativo di cinquantotto soggetti. Era verificata la presenza dell'anticorpo nel siero IgG HP. L’HP era più diffuso tra i pazienti CAD + e in ragione dell'aumento del numero di arterie coronarie con stenosi. La sieropositività HP aumentava in modo che il 76,3% dei pazienti con malattia multipla dei vasi e il 70% dei pazienti con malattia di un singolo vaso erano HP sieropositivi, contro il 50% del gruppo di controllo (