Microbioma intestinale ed esercizio fisico
Il microbiota è da qualche tempo al centro dell’interesse degli studi che hanno potuto dimostrare il suo ruolo in diverse malattie, potendo rappresentare sia un rischio sia un fattore protettivo riguardo a vari disordini dell’organismo come quelli immunoallergici e metabolici. In tal modo, si è andata evidenziando una rete di segnalazione tra il microbiota, l’immunità e il metabolismo dell'ospite. Anche i disturbi legati all'obesità sono stati collegati alle alterazioni della flora batterica e su questa scia d’intenzioni scientifiche l’esercizio fisico e lo stile di vita sedentario hanno pure dimostrato di poterlo modificare, lasciando, quindi, presupporre che gli atleti dovrebbero avere una flora batterica più diversificata rispetto alle loro controparti sedentarie.
A tal proposito, Siobhan F Clarke dell’University College Cork, Ireland e collaboratori, considerando che molti elementi del moderno stile di vita influenzano il microbiota intestinale, hanno voluto esplorare l’impatto dell’esercizio fisico e della dieta su di esso (Gut 2014. doi: 10.1136/gutjnl-2013-306541). Poiché gli estremi dell’esercizio accompagnano spesso quelli della dieta, gli Autori hanno affrontato il problema studiando atleti professionisti provenienti da un sindacato internazionale di squadra di rugby. Hanno, quindi, incluso nello studio due gruppi per controllare le dimensioni dell’attività fisica, dell’età e del sesso. L’analisi composizionale del microbiota era effettuata tramite il gene 16S rRNA, amplificato e sequenziato mediante PCR. Ogni partecipante completava un questionario di frequenza alimentare dettagliato con una lista nell'arco delle ultime quattro settimane di 187 prodotti alimentari.
Come previsto, i quaranta atleti e i quarantasei controlli maschi sani differivano significativamente rispetto alla creatinchinasi plasmatica, un indicatore del danno muscolare per esercizio fisico estremo. Nonostante questo dato, negli atleti i markers infiammatori e metabolici erano più bassi di quelli del gruppo di controllo. Per un verso ancora più importante, gli atleti avevano, specie in confronto agli uomini con alto indice di massa corporea, la presenza di una maggiore varietà di microrganismi intestinali con ventidue phyla distinti che, a sua volta, correlava positivamente con il consumo delle proteine e con la creatinchinasi.
In conclusione, i risultati dimostravano un impatto positivo dell’esercizio sulla diversità del microbiota intestinale, ma indicavano anche che il rapporto era complesso e correlato a diete estreme. Una ridotta variabilità del microbiota, in effetti, era collegata all’obesità e ad altri problemi di salute, mentre la maggiore biodiversità sembrava correlata a un profilo metabolico favorevole e a un sistema immunitario più efficiente.