Carne rossa e malattie cardiovascolari
Negli ultimi anni si è sviluppato un acceso dibattito scientifico sugli effetti del consumo di carne rossa sulla salute. Gran parte di essi è stata attribuita al contenuto dei grassi, alla sua trasformazione e preparazione.
Renata Micha dell’Harvard Medical School, Boston – USA e collaboratori, proprio per valutare la coerenza nell’associazione tra il consumo della carne e lo sviluppo della malattia coronarica (CHD), dell’ictus e del diabete mellito e raccomandarne, quindi di conseguenza, le limitazioni quantitative di consumo, hanno condotto una revisione sistematica e una meta-analisi dei trial nei meriti (Circulation. 2010; 121: 2271-2283).
Gli Autori hanno, così, cercato qualsiasi studio di coorte, caso-controllo, o randomizzato che avesse valutato le condizioni e gli esiti sugli adulti generalmente sani, identificando venti studi che soddisfacevano i criteri d’inclusione, di cui tre caso-controllo e diciassette coorti prospettiche. I venti studi selezionati comprendevano 1.218.380 persone, di cui 23.889 con CHD, 2.280 con ictus e 10.797 con diabete mellito. L’assunzione di carne rossa non era associata con la malattia coronarica in quattro studi con rischio relativo per 100 g di porzione giornaliera = 1,00; intervallo di confidenza 95%, 0,81-1,23, P per eterogeneità = 0,36. Non lo era neanche con il diabete mellito in cinque con rischio relativo = 1,16, intervallo di confidenza 95%, 0,92-1,46, p = 0,25. Al contrario, l'assunzione di carne lavorata era associata a rischio più elevato del 42% della CHD in cinque studi con rischio relativo per 50 g giornalieri = 1,42; intervallo di confidenza 95%, 1,07-1,89, p = 0,04 e a quello di diabete mellito più elevato del 19% in sette con rischio relativo = 1,19, intervallo di confidenza 95%, 1,11-1,27, p <0,001. Il consumo di carne rossa e quello dei trasformati non erano associati con l’ictus, ma solo tre studi avevano valutato queste relazioni.
In conclusione, il consumo delle carni trasformate, ma non quello delle rosse, si associava a una maggiore incidenza di malattia coronarica e di diabete mellito. Questi risultati, secondo gli Autori, ponevano l’accento, per le raccomandazioni dietetiche più utili per la salute, la necessità di una migliore comprensione dei meccanismi potenziali degli effetti delle carni sull’organismo con particolare attenzione a quelle lavorate. Tuttavia, Micha ribadiva che non si sarebbero dovuti utilizzare i loro risultati come licenza di mangiare molta carne rossa non trasformata ad libitum perché, anche se non si dimostrava nessun aumento del rischio di malattie cardiache e del diabete, non si rilevava anche la riduzione del rischio. Inoltre, i salumi trasformati e non erano associati a un più alto rischio di alcuni tumori, in particolare quello del colon-retto. Bisognerebbe, infatti, dare più enfasi al crescente consumo di alimenti che hanno dimostrato di essere protettivi, come la frutta, la verdura, i cereali integrali, il pesce e le noci. Vanno, invece, evitati e minimizzati quegli alimenti particolarmente ricchi di sodio, di altri additivi e di grasso.