CLASSIFICAZIONE DELLA DEPRESSIONE
La classificazione della depressione è ancora controversa poiché la diagnosi si basa semplicemente sulla presenza arbitrariamente definita di alcuni sintomi. Rimane, così, incertezza professionale sul raggruppamento delle varie forme o anche sulle possibilità di considerare una o più malattie che hanno lo stesso sintomo centrale dell’umore depresso. Comunque, i criteri diagnostici sono stati fissati dal DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) e dall’ICD (International Classification of Disease). Questi criteri hanno favorito la maggiore uniformità di approccio alla diagnosi e alla classificazione delle malattie depressive e sono costantemente aggiornati con continue nuove versioni.
Il sistema di classificazione, comunque, si è evoluto nel corso degli ultimi cinquanta anni a partire dal DSM-I del 1952 sino al DSM-IV del 1994 e dell’ICD 10 del 2.000. La dicotomia tra il nevrotico e lo psicotico è stata, infine, abbandonata e i disordini sono disposti in base ai principali temi o somiglianze. I disturbi dell'umore includono quello affettivo bipolare, quello depressivo breve ricorrente, l’episodio maniacale, quello depressivo lieve, di moderata depressione, il misto affettivo, quelli depressivi gravi, i depressivi ricorrenti, la ciclotimia, la distimia.
Al momento sono compresi, quindi, il disturbo depressivo maggiore (MDD), la depressione con caratteristiche malinconiche o catatoniche, la depressione atipica e il disturbo affettivo stagionale (SAD).