IL MODELLO FISIOPATOLOGICO DELLA DEPRESSIONE
Mentre Freud raffigurava il modello della depressione come una risposta a una perdita interna associata a una mancanza di autostima e sentimenti di colpa e derivante dalla rabbia e dall'aggressività contro se stesso, in seguito la biologia moderna, introducendo il trattamento farmacologico verso il sistema monoaminergico da parte dei TCA (antidepressivi triciclici), SSRI (serotonin reuptake inhibitors) / SNRI (Serotonin-Noradrenalin Reuptake Inhibitors), IMAO (inibitori delle monoamino ossidasi), ha indicato, invece, i disturbi del sistema neurotrasmettitoriale come gli elementi essenziali nella patogenesi della malattia. In effetti, la depressione si caratterizza come un’infermità eterogenea derivante, in concomitanza a eventi psicosociali scatenanti, da una disfunzione dei diversi sistemi metabolici o dei trasmettitori cerebrali. In conformità a tale ipotesi, sono state condotte ricerche, per definirne soprattutto i ruoli, sulle sostanze localizzate nei tratti e nei nuclei cerebrali, implicate nella regolazione del sonno, della ricompensa, dell’appetito e dell’espressione delle emozioni: la noradrenalina (NA), la serotonina (5HT), la dopamina (DA). Contemporaneamente, si sono svolti studi clinici e di base per chiarire il meccanismo d’azione dei farmaci antidepressivi. Particolare interesse, peraltro a tale proposito, è derivato dalla segnalazione che la reserpina e altri composti, che depletano il contenuto di catecolamine a livello centrale e periferico, possono indurre i sintomi depressivi.