Definizione dell'insonnia
L'insonnia è uno dei disturbi più comuni e diffusi nella popolazione occidentale. Come i disturbi del sonno, tradizionalmente suddivisi in primari e secondari, anch'essa è classificata in primaria è secondaria. La prima forma ricorre senza una causa riconosciuta per più di un mese (DSM), come risultato di un disturbo endogeno nel meccanismo del sonno, spesso complicata da comportamenti appresi e alcune cattive abitudini, rappresentando l'unico problema nel soggetto affetto. Invece, la secondaria si concreta come risultato di un altro disturbo, ad esempio, la depressione, la gravidanza, i problemi respiratori o la malattia da reflusso gastroesofageo, il lavoro a turni, l'abuso di caffeina o di alcool.
Comunque, si fa diagnosi d'insonnia in caso di difficoltà persistente per almeno un mese nell'iniziare o mantenere il sonno, con tempi di latenza di addormentamento e risvegli notturni di almeno trenta minuti o risvegli mattutini precoci, per un tempo totale di sonno inferiore alle 6.5 ore e un'efficienza di sonno inferiore all'85%.
Ciò implica che un buon sonno dipende dalla capacità di dormire continuamente con la minima interruzione e con una qualità vagamente definita, più strettamente legata al senso soggettivo di ristoro al risveglio.
Sulla base erronea di diversi decenni, dagli anni 1970, in cui si considerava l'insonnia un sintomo e non un disordine, si è ritenuto sufficiente per lungo tempo il solo trattamento del disturbo da cui dipendeva e che ciò potesse comportare la sua risoluzione. Più di recente, invece, si è cambiata prospettiva per cui, se cronica, l'insonnia è caratterizzata come un disordine primario da designare come comorbidità e non come sintomo secondario in concomitanza di altre malattie mediche e psichiatriche.