Alcune dimostrazioni confermano, peraltro, che l'uso della luce UVB e della vitamina “D” sono utili per il trattamento della psoriasi e sotto il profilo immunitario si ha dimostrazione che bassi livelli della vitamina comportano un aumento della suscettibilità alla tubercolosi, all'influenza e ad altre infezioni del tratto respiratorio.
Dagli studi effettuati emerge che l’ipovitaminosi “D” può essere considerata una condizione di epidemia silente, molto diffusa, presente in circa un miliardo di persone in tutto il mondo, il 30% sino al 50% della popolazione generale, più frequente negli anziani, nelle donne in età fertile e nei neonati, spesso non riconosciuta dai medici. Più precisamente essa riconosce molteplici cause come l’inadeguata esposizione solare, l’uso di creme e indumenti protettivi solari SPF> = 8, la vita in alta quota e, comunque, con meno tempo negli spazi aperti, la maggiore pigmentazione cutanea, l’invecchiamento per minore precursore nel sangue (età superiore ai 65 anni), la stagione invernale, le latitudini settentrionali superiori a 40°, la diminuzione dell’assorbimento come per postumi di bypass intestinale, il morbo di Crohn, la celiachia, l'allattamento al seno, l’insufficienza epatica, la malattia renale cronica, l’obesità, l’immobilizzazione o l’istituzionalizzazione e la gravidanza e l’allattamento per eccessive necessità, i farmaci (inibitori dell’assorbimento dei grassi e del colesterolo, le statine, steroidi che ne diminuiscono l'emivita, il dilantin, il fenobarbital, la rifampicina che possono tutti indurre gli enzimi epatici P450 ad accelerare il suo catabolismo, l’HAART - highly active antiretroviral therapy). Negli ultimi dieci anni, si è definito anche il rapporto tra carenza di vitamina “D” e rischio di sviluppare diabete mellito (DM) e le sue complicanze. I pazienti in dialisi hanno marcate anomalie nei riguardi della vitamina e ciò ricade anche sui diabetici, che rappresentano quasi il 50% dei pazienti sottoposti a nuova dialisi. A causa della perdita della funzione renale, i pazienti sottoposti a dialisi non sono in grado di produrre adeguatamente calcitriolo con suoi consequenziali livelli molto bassi per cui richiedono supplementazione o analoghi per una profondamente diminuita attivazione del VDR nei tessuti di tutto il corpo.
Wolf M, esaminando pazienti sottoposti a emodialisi, ha trovato che i diabetici presentavano maggiore probabilità di essere gravemente carenti di 25 (OH)-vitamina- D (<10 ng/mL), rispetto ai non diabetici (22% vs 17%) [Kidney Int. 2007;72:1004-1013]. Livelli più bassi di 25 (OH)-vitamina-D e di calcitriolo correlano fortemente con un aumentato rischio di morte durante i primi 90 giorni se non s’interviene con somministrazioni iniettabili di calcitriolo o con un analogo.In conclusione:
- la fonte della vitamina deriva dalla cute per l’80% e dalla dieta per il 20%,
- il suo deposito consiste nella 25 OH Vitamina-D3 (Calcidiolo),
- la sua forma attiva è il 1,25 (OH)2 vitamina- D (calcitriolo),
- il suo meccanismo d’azione si esplica attraverso i recettori nucleari simili agli ormoni steroidei per l’upregulation dell’espressione genica nelle cellule bersaglio,
- le funzioni sono soprattutto quelle legate all'assorbimento del calcio nell'intestino per l’efficiente utilizzo del calcio nella dieta.
- è coinvolta anche nella crescita della cellula, nella sua differenziamento e apoptosi,
- simula la secrezione di insulina,
- modula il sistema immunitario,
- riduce l'infiammazione e lo sviluppo muscolare,
- è di difesa dei telomeri proponendosi come vitamina della lunga vita.
La sua mancanza si configura generalmente in condizioni di livelli serici dai 12 ai 20 ng/mL (30 - 50 nmol/L), mentre con 20-29 ng/mL s’indicano quelle insufficienti, dai 30 agli 80 ng/mL (75 sino a 200 nmol/L) le adeguate e > 150 ng/mL quelle eccessive. In generale, un supplemento di 100 UI di vitamina “D” il giorno aumenta i livelli ematici di 1 ng/mL, così che chi assume 1000 UI/die, dovrebbe avere livelli serici nella gamma di 25-32 ng/mL e quelli trattati con 4000 UI di 40-50 ng/mL. Da notare, peraltro, che bastano dai cinque ai dieci minuti il giorno di luce solare per i bisogni di vitamina D, senza avere legittime preoccupazioni per il cancro della pelle.