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Notiziario Maggio 2010 N°5 - L'attività del cervello durante il sonno

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Notiziario Maggio 2010 N°5
Definizione del sonno e suoi modelli antropologici
L'attività del cervello durante il sonno
Le funzioni del sonno
Il ciclo del sonno
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L’ATTIVITÀ DEL CERVELLO DURANTE IL SONNO

A tal punto è interessante premettere che il cervello, come organo metabolicamente più attivo del nostro organismo,:

 

  • costituisce il 2% del nostro peso corporeo,
  • esaurisce il 20% del totale nostro consumo di ossigeno a riposo,
  • ha un tasso metabolico globale per l'ossigeno simile a quello cardiaco o della corteccia renale non stressati,
  • dimostra variabilità di livello di attivazione regionale.

Inoltre, il cervello, che dipende strettamente dall’ossigeno e dal glucosio del momento,:

  • non ha riserve significative di questi elementi,
  • ha un flusso sanguigno auto-regolato sulla base della domanda loco-regionale,
  • presenta una captazione di glucosio non insulino-dipendente.

Ancora bisogna ricordare che la sua attività dipende dalla temperatura e:

  • tra i 37° e i 42° C, il tasso del suo metabolismo aumenta del 5% per ogni grado in più.

Infine, l’assorbimento di ossigeno e di glucosio è un’attivazione cerebrale loco-regionale dipendente con:

  • utilizzo loco-regionale dipendente,
  • autoregolazione locale.

Fino al 1930 non vi è stato alcun modo e strumento scientifico e obiettivo per misurare il comportamento del cervello durante il sonno e, solo dopo l'invenzione dell’elettroencefalografo con relativo EEG, è stato possibile registrarne la sua attività elettrica. Ogni giorno è noto che il sonno normale si compone di due forme diverse: quella dei movimenti oculari rapidi (REM) o "stato di sogno" e quella del movimento degli occhi non rapidi (NREM), che occupa circa il 75% del sonno e può essere descritta come quella di un cervello inattivo in un corpo mobile, mentre il sonno REM può essere descritto come un cervello attivo all'interno di un corpo immobile.
Peraltro, nella regolazione del sonno e dell’insonnia sono implicati due processi primari: il ritmo circadiano endogeno e il processo omeostatico. Il primo, cioè il ritmo circadiano, funziona come un orologio biologico del tempo, secondo un processo interno che dirige l’avvicendarsi dei periodi e della durata giornaliera dei cicli sonno-veglia. Il secondo, cioè il processo omeostatico, indipendente dal primo, regola la lunghezza e la profondità del sonno, regolando i tempi, la durata e la qualità del precedente periodo di sonno dell’individuo. Nel 1937 Alfred Lee Loomis e i suoi collaboratori scoprirono che, durante il sonno, le onde, generate dal cervello, divenivano lente e più grandi, scendendo di frequenza al crescere della loro lunghezza (Sci Mon 1937; 45(2): 191-192.). Quindi, sulla base dei reperti elettroencefalografici (EEG), definirono le caratteristiche del sonno, che rappresentavano lo spettro dalla veglia al sonno profondo, in cinque livelli (da A a E), (J Exp Psychol. 1937, 21: 127–44). Nel 1952 Aserinsky E., collocando gli elettrodi dello strumento elettroencefalografico vicino agli occhi del figlio Armond di otto anni, mentre dormiva, notò esplosioni di attività elettrica a intervalli regolari e nel 1953, insieme a Kleitman, coniò l'espressione REM dei 'Rapid Eye Movements' (Science 1953, 118: 273–274). Di poi, scoperto il sonno REM, come entità ben distinta, William Dement e Nathaniel Kleitman fornirono una riclassificazione del sonno in quattro fasi non-REM e REM (Electroencephalogr Clin Neurophysiol 1957, 9 (4): 673–90.). Nel 1957 sempre Dement e Kleitman, resisi conto che doveva esserci un legame tra il sonno REM e il sogno, testando cinque soggetti svegliati per cinque o quindici minuti nei periodi di sonno REM, potettero dimostrare la relazione tra sogno e la sua espansione con il periodo REM (J Exp Psychol. 1957;53:339–46). Nel 1968, Rechtschaffen e Kales registrarono altre quattro distinte fasi del sonno, standardizzando in un manuale di terminologia e tecniche un sistema di punteggio per le fasi del sonno dei soggetti umani, definendo, così, differenti attività del cervello che, prima del 1930, non erano state per niente ipotizzate (Rechtschaffen A, Kales A, editors. Los Angeles: Brain Information Service/Brain Research Institute, University of California; 1968. A manual of standardized terminology, techniques and scoring system of sleep stages in human subjects).
Nel 2004, l’AASM (American Academy of Sleep Medicine), infine, ha fornito una revisione con diversi cambiamenti, di cui il più significativo è stato la combinazione delle fasi tre e quattro in uno stadio N3. Il riesame è stato pubblicato nel 2007, come manuale AASM, con il punteggio del sonno e degli eventi associati, caratteristiche comunemente valutate dalla polisonnografia nei laboratori specializzati.

imageLe misurazioni effettuate in questo esame comprendono l’EEG delle onde cerebrali, l’elettroculografia (EOG) dei movimenti oculari e l'elettromiografia (EMG) dell’attività dei muscoli scheletrici. Così si è potuto definire che nell’uomo ogni ciclo di sonno dura in media 90-110 minuti e ogni fase può avere una fisiologia ben distinta. Si sono evidenziate, con lo studio dell’elettroencefalogramma, fasi alternate di sonno lento o sincronizzato, più lunghe e con periodici movimenti, e sonno paradosso o desincronizzato, con totale rilassamento muscolare ma irregolare attività cerebrale e movimenti rapidi dell'occhio. È in questa fase, detta anche REM, che avviene l'attività onirica. Sonno e sogno sono, in effetti, parte integrante della nostra vita quotidiana.

  • Ma quanto sappiamo veramente di loro?
  • Perché abbiamo bisogno di dormire?
  • È ragionevole attribuire un significato ai nostri sogni?
  • Ma essi hanno sempre un significato?
  • E quali sono le differenti prospettive culturali sui sogni?


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