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notiziario aprile/maggio 2011 n°4 - CONOSCERE L'INSONNIA PER MEGLIO COMBATTERLA - I trattamenti non farmacologici nell'insonnia

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Indice
notiziario aprile/maggio 2011 n°4 - CONOSCERE L'INSONNIA PER MEGLIO COMBATTERLA
Note introduttive sull'insonnia
Definizione dell'insonnia
Le varie forme dei disturbi del sonno
Durata dell'insonnia
Epidemiologia dell'insonnia
L'eziologia dell'insonnia
La valutazione del sonno
Quale strategia nella cura dell'insonnia cronica primaria?
I trattamenti non farmacologici nell'insonnia
Gli obiettivi di cura e i principi d'igiene del sonno
Il farmaco ipnotico ideale
Le benzodiazepine nella cura dell'insonnia
Tutte le pagine

I trattamenti non farmacologici nell'insonnia

Diverse erbe mediche e integratori alimentari, come la valeriana, la melatonina, la lavanda, la passiflora, il triptofano sono pubblicizzati nella lotta contro l'insonnia, ma senza le sufficienti evidenze scientifiche di efficacia. Il solo estratto della radice di valeriana, che inibisce la degradazione del GABA o dei suoi metaboliti, fornisce alcuni dati positivi ma con persistenza della sedazione giornaliera residua e, raramente, di epatotossicità. Anche i prodotti parafarmaceutici contenenti la Kava Kava, pianta dotata di azione calmante, miorilassante e ipnogena, hanno dimostrato severa tossicità epatica, tanto che nel 2002 il Ministero della Salute ne ha decretato la sospensione cautelativa. La melatonina, ormone prodotto dall'ipofisi, fisiologicamente coinvolto nella regolazione del sonno e le cui preparazioni possono variare moltissimo in termini di potenza, combatte, per sua parte, l'insonnia legata al cambiamento del ritmo circadiano, ripristinando nelle sue fasi il sonno regolare. Per questo in Italia non è considerata propriamente un farmaco. Sembrerebbe, peraltro, di pari efficacia del placebo nei disturbi del sonno a breve termine, senza che siano abbastanza chiariti i suoi effetti avversi a lungo termine. Usata ad alte dosi, può, invece, causare alterazioni del sonno con stanchezza giornaliera, cefalea, vertigini e irritabilità. D'altra parte, gli antistaminici, soprattutto quelli di prima generazione, scarsamente efficaci nell'induzione del sonno di cui possono addirittura ridurne la qualità causando anche sonnolenza residua, sono da più parti sconsigliati per le loro proprietà atropiniche con secchezza delle fauci, vertigini, affaticamento e, soprattutto negli anziani, rischio di cadute per vertigini e sedazione sconveniente. I principali metodi di trattamento dell'insonnia cronica primaria risiedono attualmente, di fatto, nell'uso della CBT (terapia cognitivo-comportamentale) e delle benzodiazepine, scoperte negli anni sessanta. Secondo molti esperti il primo approccio di cura dovrebbe essere prioritario, riservando il secondo ai casi: di richiesta di una risposta immediata, di sperimentazione di una condizione negativa sulla qualità di vita del paziente, di resistenza alle sole misure non farmacologiche, di persistenza del disturbo a dispetto del trattamento della condizione medica sottostante. Il trattamento, comunque, deve essere rivolto al miglioramento del sonno, sia in quantità sia in qualità, con l'obiettivo della ripercussione positiva sulla performance diurna. Al riguardo, è bene innanzitutto notare che, in ragione della carenza di studi sulla relazione tra la durata dell'insonnia e quella delle cure, non esistono ancora chiare indicazioni sulle necessità di un trattamento cronico. Pertanto, potrebbe essere anche del tutto possibile che una terapia a breve termine possa risultare già sufficientemente conclusiva. Comunque, indagare e comprendere le modalità di sviluppo dell'insonnia permettono, di certo, di curarla già nelle sue fasi iniziali, evitando la sua progressione verso la cronicità. Utilizzando il modello Spielman, ad esempio, e riconoscendo i tratti predisponenti, si potrebbero usare metodi più aggressivi contro lo stress e educare il paziente a prevenire i fattori chiave stressogeni di base. Di certo, la comprensione delle modalità del suo sviluppo, anche quando si è giunti alla cronicità, è importante poiché l'identificazione degli elementi che hanno contribuito alla sua progressione facilita il compito ai medici e ai pazienti per rendersi conto che le terapie comportamentali, combinate con gli interventi farmacologici, rappresentano le opzioni di trattamento più opportuno.
Va, comunque, sempre ribadito che una corretta interpretazione e adozione dei principi basilari d'igiene del sonno sono quasi sempre in grado di combattere il disturbo, soprattutto al suo insorgere, per cui rappresentano il cardine di ogni inizio di trattamento.



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Articoli: Martedì 11 Luglio 2023 Homepage: 27/03/2023

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