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Notiziario Maggio 2010 N°5 |
Definizione del sonno e suoi modelli antropologici |
L'attività del cervello durante il sonno |
Le funzioni del sonno |
Il ciclo del sonno |
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IL CICLO DEL SONNO
Il sonno, comunque, è un'attività fisiologica naturale che viene compiuta quotidianamente dagli esseri viventi, ma che è ancora avvolta da un alone di mistero e di oscurità. Negli ultimi trenta anni, grazie allo sviluppo delle tecniche di polisonnografia, le conoscenze su quest’affascinante comportamento della vita biologica si sono notevolmente allargate, ma resta ancora un diffuso scetticismo sulla reale possibilità di decifrare nitidamente il linguaggio del cervello che dorme. Il ritmo circadiano del sonno è uno dei diversi ritmi del nostro organismo, modulati dall'ipotalamo. La prima nota sui ritmi biologici risale al 4° secolo a. C, quando Androstene, capitano di una nave al servizio di Alessandro Magno, descrisse i movimenti diurni delle foglie dell'albero di tamarindo. Lo scienziato francese Jean-Jacques d'Ortous de Mairan nel 1700 osservò, di poi in tempi moderni, l’oscillazione circadiana del movimento delle foglie della pianta Mimosa pudica, che continuava anche quando le piante erano state isolate dagli stimoli esterni. Nel 1918, J.S. Szymanski dimostrò negli animali la capacità di mantenere i modelli di attività delle 24 ore, in assenza di stimoli esterni, come la luce e le variazioni di temperatura. Il termine circadiano fu coniato da Franz Halberg alla fine del 1950 e Joseph Takahashi scoprì nel 1994 la base genetica del ritmo circadiano dei roditori.
L’orologio primario circadiano dei mammiferi è situato nel NSC (nucleo soprachiasmatico), gruppo di cellule dell'ipotalamo, controllato geneticamente, la cui distruzione comporta la completa assenza di un ritmo regolare sonno-veglia. Il NSC riceve l’informazione dell'illuminazione attraverso gli occhi, per mezzo della retina, che contiene non solo i classici fotorecettori utilizzati per la visione, ma anche le cellule gangliari fotosensibili, che rispondono alla luce. Queste cellule, ricche del foto pigmento melanopsina, mandano segnali secondo un percorso nel tratto retino-ipotalamico, che arriva al NSC. Se le cellule di questo nucleo vengono rimosse e messe in cultura, esse mantengono il loro ritmo, in assenza di stimoli esterni. Pertanto, il NSC riceve le informazioni sulla lunghezza del giorno e della notte dalla retina, le interpreta e le trasferisce alla ghiandola pineale, piccola struttura, a forma di pigna, situata sull’epitalamo. La pineale secerne la melatonina con picchi notturni, fornendo le informazioni sulla lunghezza della notte.