Il Vart Study
Keiko Nakayama e coll. dell’University Graduate School of Medicine, Chiba, Japan, sulle premesse che l’ipertensione rappresenta la malattia più comune in Giappone e che gli antagonisti del sistema RA hanno dimostrato azioni complementari all’abbassamento della P.A., essendo tali farmaci i più largamente usati nella loro nazione insieme ai calcioantagonisti a riconosciuta buona azione antipertensiva, hanno pubblicato lo studio multicentrico VART (Valsartan Amlodipine Randomized Trial), per un totale di 1.021 pazienti di età media di 60 anni, con ipertensione di nuova diagnosi o già in trattamento con farmaci antipertensivi, iscritti presso 92 strutture sanitarie tra il giugno 2002 ed il marzo 2006, seguiti fino al marzo 2009 (Hypertension Research (2008) 31, 21–28), per saggiare le differenze delle due classi di agenti antipertensivi nei meriti della loro azione cumulativa. Dopo la sospensione di qualsiasi precedente terapia antipertensiva, 510 pazienti hanno ricevuto inizialmente dosi di valsartan 80 mg/die e 511 amlodipina 5 mg/die, aumentate a 160 mg e 10 mg rispettivamente e con aggiunta di alfa-bloccanti, beta-bloccanti, diuretici se la pressione arteriosa si manteneva > 135/85 mm Hg. I controlli dei livelli pressori sono rimasti uguali in entrambi i gruppi di trattamento e a 36 mesi la pressione sanguigna media era 135 ± 13/80 ± 19 mm Hg nei pazienti in trattamento con valsartan e 135 ± 14/80 ± 10 mm Hg in quelli trattati con amlodipina.
Non vi era alcuna differenza significativa tra i due bracci di trattamento per l'end-point primario, per un composito di mortalità per ogni causa ed eventi cerebrovascolari, cardiaci, vascolari e renali (HR, 1.0; 95% CI, 0,57-1,97; P = .943). Inoltre, non vi era alcuna differenza significativa nei singoli end-point che componevano il composito, inclusi l’infarto miocardico acuto, l’ictus e lo scompenso cardiaco. Tuttavia, miglioramenti significativi sono stati osservati in una serie di obiettivi secondari. A 36 mesi, l'indice di massa ventricolare sinistra (LVMI) si è ridotto in entrambi i gruppi, ma il cambiamento percentuale nel gruppo valsartan era significativamente maggiore rispetto al gruppo amlodipina (p<.05). La norepinefrina plasmatica era diminuita significativamente con valsartan (p = .00495), ma non vi era alcun cambiamento significativo con amlodipina. A 24 mesi, la captazione del 123I-MIBG, calcolato come rapporto cuore/mediastino, è risultata significativamente aumentata nel gruppo valsartan (P <.0001), ma non nel gruppo amlodipina. A 36 mesi, peraltro, si è osservato un significativo aumento del rapporto albumina/creatinina (UACR) nelle urine nel gruppo amlodipina (P <.0001), ma non nel gruppo valsartan.
La diagnosi di diabete mellito di nuova insorgenza è stata registrata solo nell’1,7% del gruppo valsartan vs 3,4% del gruppo amlodipina (OR 0,47, 0,20-1,11), anche se l'aumento non ha raggiunto la significatività statistica in entrambi i gruppi.
Da notare che i pazienti del VART STUDY, senza l’alto rischio degli altri trial, erano anche più giovani, come nel VALUE, in cui la media di età era 67 anni. Ad esempio, la percentuale di pazienti con diabete nel VART (circa l'8%) era inferiore ad altri studi e nella maggior parte dei casi, circa il 70%, era attiva una monoterapia.