Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2011 notiziario gennaio 2011 N°1 - DANNI DA FARMACI - Farmacologia istituzionale e medicina alternativa e complementare

Pubblicità - Annunci Google

notiziario gennaio 2011 N°1 - DANNI DA FARMACI - Farmacologia istituzionale e medicina alternativa e complementare

E-mail Stampa
Indice
notiziario gennaio 2011 N°1 - DANNI DA FARMACI
I danni da farmaci
Farmacologia istituzionale e medicina alternativa e complementare
ADR nell’uso della CAM in bambini
Tutte le pagine

Farmacologia istituzionale e medicina alternativa e complementare

Anche i preparati a base di piante, o loro derivati, sono dotati di attività nell’organismo. Essi, quindi, pur non traducendosi sempre in efficacia clinica, possono essere, responsabili della comparsa di effetti collaterali e alterare l'efficacia dei farmaci convenzionali.

La CAM (complementary and alternative medicine) è riferita a un qualsiasi sistema di cure utilizzato oltre il trattamento convenzionale. La medicina complementare, solitamente non insegnata e praticata nelle scuole e ospedali occidentali, costituisce un gruppo di discipline diagnostiche e terapeutiche integrative della medicina convenzionale, come l’aromaterapia per ridurre il disagio postoperatorio. La medicina alternativa è, invece, praticata al posto della medicina convenzionale, come nel caso di diete particolari nella cura del cancro.

Secondo il National Center for Complementary and Alternative Medicine del National Institutes of Health (NIH), le medicine complementari e alternative (CAM) sono:
l’agopuntura, la tecnica alexander, l’aromaterapia, l’ayurveda, il biofeedback, la chiroterapia, la dietoterapia, la fitoterapia, l’infermieristica olistica, l’omeopatia, l'ipnosi, la massoterapia, la meditazione, la naturopatia, la terapia nutrizionale, la terapia osteopatica manipolativa (OMT), il qi gong, la reflessologia, il reiki, la guarigione spirituale, il tai chi, la medicina tradizionale cinese (MTC), lo yoga. Nel corso degli anni, invero, sono aumentate le comunicazioni d’interazioni tra farmaci convenzionali ed erbe medicinali, che usate per secoli per trattare tutti i tipi di malattie, costituiscono un frainteso rimedio della salute naturale.

Margaret Grieve nel 1931 classificò ben 800 erbe e altre piante, ma in occidente solo 60, o meno, sono quelle usate comunemente come erbe curative.

Pur tuttavia, l'uso delle piante medicinali è anteriore ai documenti, relativi alla storia dell’umanità, tramandati per iscritto. Nello Shanidar-4°, sito di sepoltura Neanderthal nel nord dell'Iraq di 60.000 anni fa, sono stati scoperti grandi quantità di polline di 8 specie di piante, di cui 7 utilizzate oggi come prodotti di erboristeria. Così, i Sumeri 5.000 anni fa hanno descritto l’uso consolidato, come medicine, dell’alloro, del cumino e del timo. Vi è testimonianza anche presso gli antichi egizi del 1000 a.c., i quali utilizzavano, come farmaci, l'aglio, l'oppio, l’olio di ricino, il coriandolo, la menta, l'indaco. Così pure, alcune citazioni dell’Antico Testamento riportano l'uso di erbe e coltivazioni di mandrake, veccia, cumino, frumento, orzo e segale. In seguito, anche gli antichi greci e i romani hanno lasciato documentazioni sull’uso delle piante medicinali. È bene, comunque, ribadire che, con il tempo, nei riguardi di queste cure non convenzionali, si sono formalizzati diversi miti, molto spesso sulla base di principi sbagliati pericolosi anche per la vita di un paziente. In effetti, una credenza comune, ma da sfatare, è quella che considera ogni derivato dalle piante naturali un composto non dannoso, senza riflettere che alcuni dei più potenti veleni conosciuti hanno una derivazione proprio dal mondo vegetale. Inoltre, se il consumo di erbe medicinali si aggiunge a quello dei farmaci convenzionali, s’instaura, durante il trattamento di una malattia, la possibilità di un’interazione, possibile causa di risultati negativi, dal semplice fastidio alla morte.

Bisogna, difatti, pensare che il derivato vegetale possa benissimo determinare una riduzione dell'assorbimento che riduce l'efficacia del farmaco, oppure un’accelerazione che ne aumenta l’attività con il risultato di una vera e propria overdose. In molti casi vengono, peraltro, interessati gli enzimi epatici implicati nella demolizione del farmaco, che rimane, in tal modo, più concentrato nel flusso sanguigno.

Vi sono, oramai, evidenze di numerose piante ed erbe in grado di interagire con farmaci e integratori dietetici comuni, sia prescritti convenzionalmente sia OTC (over-the-counter). L'erba di San Giovanni, di diffuso uso in USA per il controllo della depressione o come anti-infiammatorio, come sedativo e recentemente anche come anti-virale, associata agli anticoncezionali, può provocare metrorragie e anche una gravidanza indesiderata. Peraltro, associata alla sertralina, farmaco antidepressivo inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina (SSRI), può produrre un rapido aumento della serotonina, causando allucinazioni, confusione, vomito ed anche coma. Combinata poi alla digossina, ne altera l'efficacia con aggravamento dello scompenso cardiaco. L’echinacea, di comune uso nel raffreddore e nelle infezioni delle alte vie respiratorie, abbinata all’acetaminofene per la cefalea o alla simvastatina o all’atorvastatina, può determinare una grave insufficienza epatica, mentre con l'aspirina o con un qualsiasi FANS un sanguinamento incontrollato. Peraltro, diversi studi hanno dimostrato scientificamente che l’echinacea ha proprietà antibiotiche e anti-virali, poiché stimola la produzione dei globuli bianchi, esaltando l’attività del sistema immunitario.

Il ginkgo biloba, usato senza chiare evidenze scientifiche per migliorare le prestazioni cognitivo-mnemoniche e scongiurare i segni della senilità, può provocare, dalla sua parte, attacchi epilettici se associato agli antidepressivi o alla ciprofloxacina. Inoltre, in caso di uso di antidiabetici si ottengono alterazioni dei valori glicemici. L'aglio, ricco di antiossidanti, utilizzato in molte culture per migliaia di anni, sia come alimento sia come medicinale, è riconosciuto possedere proprietà di prevenzione dell’ipercolesterolemia, dell’ipertensione, con effetti positivi sul sistema immunitario, proteggendo, così, dal cancro e potenzialmente dall’accumulo di placca nelle arterie dovuto all’età. Questo ingrediente, comune nell’uso alimentare, però, può esagerare l'attività dei farmaci che inibiscono l'azione delle piastrine, come l’aspirina, l'indometacina, il dipiridamolo, il clopidogrel. Ci sono state, anche, segnalazioni di una possibile interazione tra aglio e warfarin con aumento del rischio di sanguinamento in soggetti che assumono questo farmaco. Inoltre, l'aglio può ridurre i livelli ematici degli inibitori delle proteasi usati nella cura dell'immunodeficienza umana (HIV), come l’indinavir, il ritinavir e il saquinavir.
La kava, un'erba con proprietà ansiolitica, antidolorifica, rilassante muscolare e anticonvulsivante, è consumata in varie occasioni sociali e cerimoniali nella maggior parte delle isole del Pacifico, ma è anche utilizzata in alcuni altri paesi come erba medicinale. Nei primi anni del decennio 1980 la kava è stata portata nell'Est Arnhem Land nel Northern Territory come sostituto dell’alcool e la sua combinazione con l’alcol o altre sostanze psicoattive si è rivelata particolarmente pericolosa. Comunque, essa va proscritta durante: la gravidanza, l’allattamento, la guida di autoveicoli o l’uso di macchinari, la somministrazione di farmaci, la minore età, le cardiopatie, le malattie polmonari o epatiche. L’uso della kava a lungo termine può causare, peraltro, un’ampia gamma di gravi problemi a livello di diversi organi e apparati. Comunque, alcol, barbiturici, antidepressivi e antipsicotici vanno assolutamente evitati in combinazione con tale prodotto.

Bisogna, peraltro, registrare che, nell’era della globalizzazione che stiamo vivendo, i pazienti sono sempre più portati a utilizzare prodotti di derivazione vegetale per scopi preventivi e terapeutici su indicazioni di diverse culture anche molto distanti.

Tachjian della Mayo Clinic, Rochester, Minnesota e collaboratori hanno di recente pubblicato una loro analisi riguardante i punti più importanti che riguardano l'uso delle erbe, venendo alla conclusione che: 1) il loro uso è molto diffuso, soprattutto tra certi sottogruppi di persone, come i pazienti che già assumono farmaci di prescrizione medica; 2) la comunicazione ai propri medici curanti dell’uso della medicina complementare e alternativa da parte dei pazienti è bassa, 3) le interazioni erbe-farmaco potenzialmente pericolose possono essere non riconosciute (J Am Coll Cardiol 2010;55:515–25).
Nei riguardi di tale argomento, dalla National Health Interview Surveys si rileva che l'uso di medicine complementari e terapie alternative, da parte degli adulti statunitensi, appare stabilizzato nel periodo tra il 2002 e il 2007. Difatti, sebbene l'uso di poche forme di medicina complementare e alternativa abbiano fatto segnare una crescita in tale intervallo, ciò non ha riguardato l’utilizzo delle erbe medicinali. Comunque, i dati hanno rivelato che circa 15 milioni di adulti sono ricorsi nel 1997 alle erbe o supplementi di vitamine ad alto dosaggio in contemporanea con i farmaci di prescrizione convenzionale.

In particolare, le interazioni che possono derivare da queste associazioni sono imputabili per oltre il 50% all’interessamento del citocromo P450 (CYP) 3A4, che può rendere conto delle conseguenze cliniche che ne possono conseguire.
Questo dato interessa, quindi, i farmaci che sono esclusivamente, o principalmente metabolizzati dal CYP 3A4, come la sertralina e la fluoxetina. Peraltro, estremo interesse, per le possibili gravi conseguenze sul risultato delle cure, assumono gli effetti nell’uso dei derivati vegetali sul sistema cardiovascolare o emocoagulativo, sia di tipo diretto sia indiretto attraverso le interazioni con i farmaci cardioattivi.

Presentano, difatti, proprietà negative sul sistema cardiovascolare l’erba di S. Giovanni, il ginseng, il gingko biloba, l’aglio, il succo di pompelmo, il biancospino, la serenoa repens, il danshen, l’echinacea, il tetrandrine, l’aconito, la yohimbina, la gynura, la liquirizia, il cohosh nero. In particolare possono potenziare il rischio di sanguinamento:
l’alfalfa, il bilberry, la salvia miltiorrhiza, il dong quai, il fieno greco, l’aglio, il ginkgo biloba, il ginseng, il leonurus sibiricus, la serenoa repens.
Possono, invece, potenziare il rischio di aritmia per un prolungamento del QT:
l’aloe vera, l’arancio amaro, l’echinacea, il ginkgo biloba, il ginseng, la paullinia cupana, il biancospino, l’epimedio, la liquirizia, la convallaria, il cereus grandiflorus o regina della notte, l’oleandro, la rodiola, l’iperico. Da più parti si commenta purtroppo che la maggior parte dei consumatori di erbe medicinali ritiene improbabile la responsabilità dei loro problemi di salute a un supplemento naturale e, quindi, per loro sicuro. Si è, così, riluttanti a denunciare gli effetti negativi di un’automedicazione, anche perché raramente messa in relazione con i suoi gravi effetti negativi dai mass media ed anche dagli organi istituzionali. Di particolare interesse a tal proposito bisogna ricordare che nel periodo 1990 - 1994 meno di 10 delle 2.500 segnalazioni di effetti avversi giunte alla FDA, riguardavano prodotti a base di erbe.

Peraltro, il Department of Health and Human Services, Office of Inspector General Adverse Event Reporting for Dietary Supplements nel “An Inadequate Safety Valve” del 6 gennaio 2008 rivelava che meno dell’1% delle reazioni avverse, causate da integratori alimentari, erano state segnalate alla FDA.



Chi è online

 34 visitatori online

ULTIMO AGGIORNAMENTO SITO:

Articoli: Martedì 11 Luglio 2023 Homepage: 27/03/2023

Statistiche

Tot. visite contenuti : 2760635
Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2011 notiziario gennaio 2011 N°1 - DANNI DA FARMACI - Farmacologia istituzionale e medicina alternativa e complementare